lunedì 18 aprile 2011

Capitolo 13 - L'appuntamento

Capitolo 13
 L’appuntamento
Durante il suo viaggio a Bassora, i sacerdoti delle Stelle avevano deciso di punirlo. I gioielli e gli ornamenti delle giovani vedove che essi spedivano al rogo venivano di diritto assegnati ad essi; il minimo che potessero fare era di mandare al rogo Zadig per il cattivo servizio che aveva reso loro. Essi accusarono perciò Zadig di nutrire false credenze nei confronti dell’Armata Celeste; testimoniarono contro di lui e giurarono di avergli sentito dire che le Stelle non tramontavano dentro il mare. Questa spaventosa bestemmia fece fremere i giudici; erano pronti a stracciarsi le vesti nell’udire tali empietà, e l’avrebero di certo fatto, se Zadig avesse avuto di che rifonderli, ma nell’enormità del loro dolore si contentarono di condannarlo ad essere bruciato a fuoco lento.
Setoc, disperato, impiegò invano tutta il suo prestigio per salvare il proprio amico ma fu ben presto costretto a tacere.
La giovane vedova Almona, che aveva preso parecchio gusto alla vita, e che per questo si sentiva in debito con Zadig, decise di salvarlo dal rogo, di cui peraltro lui stesso le aveva fatto comprendere l’iniquità.
Elaborò nella sua mente un piano, senza parlarne a nessuno. Zadig doveva essere giustiziato l’indomani; non le rimaneva che la notte per salvarlo: ecco come si comportò da donna generosa ed accorta.
Si profumò, mise in evidenza la propria bellezza con l’abbigliamento più ricco ed elegante ed andò a chiedere udienza segreta al capo dei Sacerdoti delle Stelle. Quando si trovò dinanzi al venerabile vegliardo, gli parlò in questi termini: “Figlio primogenito del Gran Carro, fratello del Toro e cugino del Cane Maggiore (erano i titoli del pontefice), vengo per confidarvi i miei scrupoli. Temo di aver commesso un enorme peccato non facendomi bruciare sul rogo di mio marito.
In effetti cosa ho voluto salvare? Della carne mortale e che già sfiorisce”.
Ciò dicendo, scostò  le lunghe maniche di seta, scoprendo le sue braccia, di forma mirabile e di accecante candore. “Vedete dunque” disse, “quanto poco vale”.
Il pontefice ammise in cuor suo che valeva invece molto. I suoi occhi lo dissero e la sua bocca lo confermò; giurò di non aver visto braccia così belle in tutta la sua vita.
“Ahimé!” disse allora la vedova, “le braccia potrebbero essere un po’ meno peggio di tutto il resto; ma ammetterete che il petto non è certo degno di così tanta cura”. A questo punto lasciò vedere il più bel seno che la natura avesse formato. Un bocciolo di rosa su di un pomo d’avorio sarebbe apparso come comune robbia su di una siepe e degli agnelli appena lavati sarebbero sembrati di un giallo sporco al confronto.
Un seno siffatto, i grandi occhi neri e languidi accesi da un tenero ardore, le guance ravvivate dalla più bella  porpora mescolata al bianco del latte più puro; il naso, che non era come la torre del monte Libano, le sue labbra, che erano come due orli di corallo attorno alle perle più belle del mare d’Arabia, tutto ciò condusse il vegliardo a credere di avere di nuovo vent’anni.
Egli balbettò una tenera dichiarazione ed Almona vedendolo infiammato gli chiese la grazia per Zadig.
“Ohimé!” disse lui, “mia bella signora, anche qualora vi accordassi la grazia, la mia indulgenza non servirebbe a niente; occorre infatti che sia firmata da altri tre miei confratelli”.
“Firmate lo stesso.” disse Almona.
“Volentieri”, disse il sacerdote, “a condizione che i vostri favori siano il prezzo per la mia disponibilità”.
“Voi mi onorate”, disse Almona,” abbiate solamente la compiacenza di venire nella mia camera dopo il tramonto, quando la brillante Sheat sarà comparsa all’orizzonte; mi troverete su di un sofà del colore della rosa, e di esso potrete far uso assieme alla vostra serva”.
Quindi uscì, portando con lei la firma, e lasciando il vecchio pieno d’amore e di preoccupazione per le proprie energie. Egli passò quindi il resto della giornata facendosi un bagno; bevette quindi del liquore composto di Cannella di Ceylon e di preziose spezie di Tidor e Ternate ed attese quindi con impazienza che la stella Sheat facesse la sua apparizione.
Nel frattempo, la bella Almona si recò dal secondo pontefice. Costui la assicurò che il sole, la luna e tutte le luci del firmamento non erano che fuochi fatui in confronto al suo fascino.
Lei gli chiese la medesima grazia e questi le propose di pagargliene il prezzo. Lei si lascio convincere e gli diede appuntamento al sorgere della stella Algenib.
Di lì si recò poi dal terzo e dal quarto sacerdote, ottenendo sempre una firma ed accordando un appuntamento di stella in stella.
Fece infine  avvertire i giudici di recarsi a casa sua per un affare importante. Essi vi giunsero:
lei mostrò loro i quattro nomi e raccontò a che prezzo i sacerdoti avessero la grazia per Zadig. Ciascuno di essi giunse all’ora prestabilita e ciascuno rimase estremamente sorpreso di trovarvi i suoi confratelli ed ancor più di trovarvi i giudici, dinanzi ai quali la loro vergogna risultò evidente.
Zadig fu salvo e Setoc rimase così colpito dall’abilità di Almona che la prese in sposa.

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