mercoledì 30 marzo 2011

Capitolo 5 - I generosi

Capitolo 5
I generosi
Giunse il tempo in cui si celebrava una grande festa che ricorreva ogni cinque anni. Vi era in Babilonia l’usanza di dichiarare solennemente, al termine di cinque anni, quale cittadino avesse compiuto l’azione più generosa; i nobili ed i magi ne erano giudici.
Il Primo Satrapo, incaricato del governo della città, illustrava le più belle azioni che erano state compiute sotto il suo governo. Si procedeva quindi per acclamazione ed il re pronunciava il verdetto finale.
Per questa ricorrenza giungevano persone dai più remoti angoli del paese. Il vincitore riceveva dalle mani del monarca una coppa d’oro decorata con pietre preziose, ed il re gli diceva le seguenti parole: “Ricevete questo premio per la generosità e possano gli dèi donarmi numerosi altri come voi!”
Giunto questo giorno memorabile, il re comparve sul suo trono circondato dai nobili, dai Magi e dai rappresentanti di tutte le nazionalità, che venivano a questi giochi dove la gloria si acquisiva, non per l’agilità dei cavalli, né per la prestanza dei corpi, ma grazie alla virtù. Il primo satrapo riferì ad alta voce le azioni che potevano meritare ai loro autori questo inestimabile premio.
Non parlò della magnanimità con cui Zadig aveva restituito all’Invidioso tutti i suoi beni: questa infatti non era un’azione che meritasse di aspirare al premio.
Presentò per primo un giudice che, avendo fatto perdere un considerevole processo ad un cittadino per un errore di cui peraltro non era responsabile, gli aveva donato tutti i suoi averi, che corrispondevano al valore di ciò che l’altro aveva perduto.
Mostrò quindi un giovane che, perdutamente innamorato di una fanciulla che avrebbe dovuto sposare, l’aveva ceduta ad un amico che era sul punto di morire d’amore per lei, pagandone inoltre la dote.
Fece quindi comparire un soldato che, durante la guerra d’Ircania, aveva dato un esempio di generosità ancora maggiore.
I soldati nemici stavano portando via la sua amata ed egli la stava difendendo, quando gli fu riferito che altri ircaniani stavano rapendo sua madre a poca distanza: piangendo abbandonò la sua amata e corse a liberare la madre, tornò quindi da colei che amava e la trovo morente. Voleva uccidersi, ma sua madre gli rammentò che non gli rimaneva che lui su cui contare ed egli ebbe il coraggio di sopportare di rimanere in vita
I giudici propendevano per questo soldato. Prese allora la parola il re e disse: “Questa azione e quelle degli altri sono molto belle, ma non mi stupiscono più di tanto; ieri invece Zadig ne ha compiuta una che mi ha sbalordito. Da alcuni giorni avevo rimosso il mio ministro e favorito Coreb. Lo accusavo con violenza e tutti i cortigiani mi assicuravano che ero anche troppo tenero facendo a gara nel parlarne male. Chiesi a Zadig cosa ne pensasse e lui osò parlarne bene.  Ammetto di aver visto, in queste storie, degli esempi in cui è stato pagato un errore di propria tasca, in cui è stata ceduta la propria amata, in cui è stata preferita la madre all’oggetto del proprio amore, ma non mi è mai capitato di leggere che un cortigiano avesse parlato a favore di un ministro caduto in disgrazia e con il quale il proprio sovrano fosse in collera.  Dono pertanto ventimila pezzi d’oro a tutti coloro di cui sono state narrate le azioni generose ma assegno la coppa a Zadig”.
“Sire” disse questi, “solo vostra maestà merita la coppa, avendo compiuto l’azione più inaudita, giacché da re non vi siete adirato con il vostro schiavo per aver contraddetto la vostra opinione”.
Tutti ammirarono il re e Zadig. Il giudice che aveva donato suoi averi, l’amante che aveva dato in sposa la sua amata all’amico, il soldato che aveva preferito la salvezza della madre a quella della sua amata, ricevettero il dono del monarca e videro i loro nomi segnati nel libro dei generosi. Zadig ebbe la coppa. Il re si conquistò la reputazione di buon principe, che non conservò a lungo.
Questa giornata venne celebrata con festeggiamenti più lunghi di quanto non fosse previsto dalla legge ed ancora se ne conserva memoria in tutta l’Asia.
Zadif si disse: “Finalmente sono felice!”
Ma si sbagliava.

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