ZADIG
ovvero
IL DESTINO
RACCONTO ORIENTALE
1747
Premessa
L’ho pertanto denigrato ed ho assicurato al signor cadì-leschier che trattasi di un’opera insopportabile.
DEDICA
DI ZADIG
ALLA SULTANA SHERAA
DA SADI
Il 10 del mese di Schewal
anno 837 dall’Egira
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Incanto degli occhi, tormento dei cuori, luce dello spirito, non bacio la polvere dei vostri piedi perché voi non camminate affatto, o lo fate su tappeti persiani e su letti di rose.
Vi offro la traduzione di un libro di un antico saggio che, avendo la buona sorte di non aver nulla da fare, si divertì a scrivere la storia di Zadig, opera che dice più di quanto non sembri.
Vi prego di leggerla e di giudicarla, giacché, sebbene voi siate nella primavera della vostra vita, sebbene tutti i piaceri vi inseguano, sebbene voi siate bella e sebbene le vostre virtù non facciano che accrescere il vostro fascino; sebbene veniate lodata dalla sera alla mattina e sebbene, per tutte queste ragioni, voi abbiate tutti i diritti di fare a meno del buon senso, tuttavia siete dotata di grande saggezza e di un gusto estremamente raffinato ed ho avuto modo di sentirvi ragionare meglio dei vecchi dervisci dalla barba lunga e dal cappello a punta.
Siete discreta ma niente affatto diffidente, siete dolce senza esser debole; siete generosa ma con discernimento; amate i vostri amici senza farvi dei nemici.
Il vostro spirito non trae piacere dalle malignità; voi non dite cattiverie e non ne fate, sebbene vi sarebbe estremamente facile.
Il vostro animo, infine, mi è sempre apparso puro come la vostra bellezza.
Possedete inoltre quel pizzico di filosofia che mi ha fatto pensare che avreste gradito più di altre quest’opera di un saggio.
Era l’epoca in cui Arabi e Persiani presero a scrivere le varie “Mille ed una notte”, “Mille ed un giorno”, ecc…: Ulug amava la lettura di Zadig, ma le sultane preferivano le “Mille ed un qualcosa”.
“Come potete preferire” diceva loro il saggio Ulug, “dei racconti privi di senso e che non hanno alcun significato?”
“Proprio per questo ci piacciono tanto!” rispondevano le sultane.
Sono fiducioso che voi non somiglierete ad esse, ma sarete invece come Ulug.
Spero anche che, stanca di conversazioni banali simili a quelle dei “Mille ed un…”, ma molto meno divertenti, troverete un minuto per concedermi l’onore di parlarvi con ragionevolezza.
Se voi foste stata Talestris ai tempi di Scander, il figlio di Filippo, o se foste stata la Regina di Saba al tempo di Salomone, sarebbero stati questi re che avrebbero fatto il viaggio.
Prego le virtù celesti affinché le vostre gioie siano senza ombre, la vostra bellezza sia duratura e la vostra felicità senza fine.
SADI
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